ISRAELE-PALESTINA: UN CONFLITTO SENZA FINE
Dal 7 ottobre, il conflitto israelo-palestinese vive una drammatica escalation. Hamas, un gruppo estremista islamico, ha commesso un attacco terroristico con l’uccisione di civili israeliani, la presa di ostaggi e il lancio indiscriminato di razzi contro Israele. A questi atti di terrore il governo israeliano guidato da Netanyahu ha risposto con azioni contro i responsabili e con” l’assedio totale di Gaza”: una popolazione di 2,2 milioni di persone, di cui 1,4 rifugiati palestinesi, è lasciata senza acqua, cibo e luce, esposta a continui bombardamenti che non risparmiano ospedali, luoghi di culto, campi profughi. Ad un mese dall’inizio del nuovo conflitto si contano oltre 9000 morti palestinesi; 1400 quelli israeliani e 240 gli ostaggi a Gaza. La striscia di Gaza è attualmente al centro del conflitto tra Hamas e Israele. L’area è in mano ad Hamas dal 2007, confina con Israele, si affaccia sul Mediterranneo ed è uno dei territori più densamente popolati e al tempo stesso più poveri al mondo. Questo territorio geograficamente staccato dal resto dello stato che attualmente è identificato con la Cisgiordania, tuttavia risulta a sovranità limitata dato che lo spazio aereo e marittimo e le falde acquifere sono controllate da Tel Aviv, rendendolo di fatto isolato. Per comprendere il conflitto di oggi bisogna tornare indietro di oltre un secolo. Tra le cause principali che hanno nel corso degli anni scatenato i vari e incessanti conflitti vi è sicuramente la rivendicazione territoriale. Entrambi i popoli, infatti, rivendicano il diritto a una terra che considerano la loro patria storica.Dopo la nascita dello Stato di Israele nel 1948, il neo stato mira ad occupare i territori palestinesi impadronendosi così di una porzione di territorio addirittura superiore a quella proposta dal piano ONU nel 1947. Inizia così un vero e proprio esodo che costringe migliaia di palestinesi, dislocati dalle loro terre di origine, a rifugiarsi in altri luoghi (Striscia di Gaza e Cisgiordania). Anche la stessa città di Gerusalemme è contesa e rivendicata da entrambi i popoli come capitale del proprio stato e nonostante sia stata tagliata a metà dalla linea creata dopo l’armistizio del 1948, ad oggi di fatto è gestita in larga parte da Israele. La creazione di insediamenti illegali, con colonie israeliane in Cisgiordania e Gerusalemme Est, non ha di certo contribuito ad avviare una pacifica convivenza fra i due popoli. A tutto questo si aggiunge la contesa di un bene essenziale : l'acqua. L’accesso alle falde acquifere risulta così suddiviso: più dell’80% spetta agli israeliani e soltanto la restante parte ai palestinesi.La situazione tra Israele e Palestina non si è mai risolta anche se, nel corso degli anni, non sono mancati tentativi di avvicinamento, L’accordo di Oslo, ad esempio nel 1993, tra il leader palestinese Arafat e quello israeliano Rabin, prevedeva la nascita di uno stato ebraico accanto a quello palestinese, ma anche questo processo di pace è stato soffocato dagli estremisti di entrambe le parti. Ancora oggi quei confini che corrono lungo la cosiddetta “GREEN LINE” e che comprendono tutta la Cisgiordania e Gerusalemme Est, vengono considerati dai paesi occidentali e dalla maggioranza del mondo arabo, come la base da cui ripartire per un negoziato di pace fra Israele e Palestina. E anche se la soluzione “due Stati per due popoli” sembra sempre più lontana ci piace pensare che prima o poi possa avvenire!
DALILA GANGI, classe 1°G, Liceo Scientifico